Centro Studi Ponentini


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2. I prati e i boschi.

Ambiente > L'assetto vegetazionale e la flora spontanea di un angolo di Riviera


....2. I PRATI E I BOSCHI.

.....Le aree prative submontane derivano prevalentemente dai disboscamenti realizzati in passato per destinarle alle colture di sostentamento della popolazione rurale. Oggi esse sono utilizzate solo in parte per il pascolo di capi bovini; dove invece sono inutilizzate si assiste a una marcata invasione di arbusti, il cui sviluppo è legato al passaggio del fuoco e sono considerati specie che preparano il terreno al ritorno del bosco, quali il Rovo comune (Rubus ulmifolius, Schott), il Biancospino (Crataegus oxyacantha, L.), la Rosa di macchia (Rosa canina, L.), il Prugnolo (Prunus spinosa, L.) e la Ginestra di Spagna (Spartium junceum, L.).

.....Le aree boscate nelle zone più alte sono rappresentate da querceti di Roverella (Quercus pubescens, Willd) di varia densità, che sporadicamente ospitano delle macchie di Pino d'Aleppo (Pinus halepensis, Miller), spesso a portamento arbustivo, e di Carpino nero (Ostrya carpinifolia, Scop.), o radi esemplari di Leccio (Quercus ilex, L.) e di Quercia da sughero (Quercus suber, L.), che costituiscono i residui di presenze ben più rilevanti nei tempi andati: il primo oggi è ridotto perlopiù al ruolo di pianta ornamentale in ambito urbano, mentre il secondo è praticamente scomparso dalle nostre valli.
.....Scendendo, il Pino d'Aleppo diventa progressivamente più frequente, fino a manifestarsi predominante sulle sommità dei rilievi più bassi e sui capi, dove con le sue forme bizzarre arriva a popolare le pareti scoscese che sovrastano il mare. Il predominio della Roverella e del Pino d'Aleppo è dovuto a precipue doti di frugalità, che consentono loro di colonizzare terreni di modesto spessore e di tollerare escursioni termiche e idrometriche di discreta ampiezza. Il Pino d'Aleppo ha però il difetto di avere un legno fortemente resinoso, che se da un lato gli permette di tesaurizzare l'acqua, avvinghiandone le molecole con le sostanze glucidiche della resina, dall'altro ne determina un'altissima combustibilità che ne accresce inesorabilmente l'esposizione al fuoco: così anche in mancanza di un manto compatto di arbusti di sottobosco un incendio radente in questi contesti si trasforma rapidamente in uno di chioma.
.....La capacità di popolare luoghi rupestri assolati conferisce al Pino d'Aleppo una valenza ecologica notevole e un ruolo fondamentale per il contenimento dell'erosione marina, particolarmente attiva sui capi che delimitano il golfo. Sono evidenti i danni che essa ha causato sul Capo Berta, reso instabile, arido e inospitale da una lunga serie di scoscendimenti e popolato oggi soltanto dalle specie botaniche meglio attrezzate per sopravvivere in condizioni tanto difficili; un tempo invece esso era coperto da una rigogliosa vegetazione, tanto da trovarsi segnato in antiche carte col toponimo "Capo Verde". E' alquanto limitata e concentrata in aree ben delimitate invece la presenza del Pino marittimo (Pinus pinaster, Aiton 1789), mentre è da considerare legata esclusivamente all'introduzione dell'uomo, spesso soltanto per scopi ornamentali, quella del Pino domestico o Pino da pinoli (Pinus pinea, L.).

More di Rovo.

Biancospino.

Rosa canina.

Rosa canina, bacche.

Prugnolo.

Ginestra.

Bosco di Roverella, alta Valle Steria..

Leccio.

Pino d'Aleppo.

Pini d'Aleppo.

Pini d'Aleppo sul Capo Cervo.

Orchidea minore.

Orchidea provenzale.

Narciso poeticus.

Narciso radiiflorus.

Orchidea farfalla.

.....Nelle zone prative, dalle pendici del Pizzo d'Evigno fino alle sommità dei rilievi più bassi, in primavera fanno la loro comparsa alcune delle orchidee spontanee tipiche della nostra regione, quali l'Orchidea minore, o Giglio caprino (Orchis morio, L.), e l'Orchidea provenzale (Orchis provincialis, Balbis ex Lamarck e De Candolle), seguite dal Narciso che vi si attesta con copiosi insediamenti nelle specie poeticus (L.) e radiiflorus (Salisb.), dette dai locali "Coppette". Più tardi poi vi sbocciano altre specie di orchidee, quali la leggera Orchidea farfalla (Orchis papilionacea, L.) e diverse altre del genere delle Ofridi (Ophrys benacensis, O. e E. Danesch; Ophrys fusca, Link; Ophrys speghodes, Miller; ecc.). Negli stessi siti si incontrano con frequenza anche la Margherita (Leucanthemum vulgare, Lam.), il Garofanino (Dianthus carthusianorum, L.) in diverse varietà difficilmente distinguibili, il Cupidone azzurro (Catananche cerulea, L.), che però preferisce le aree marginali, e a seguire nel tempo il Fior del cuculo, (Lychnis flos-cuculi, L.), alcuni tipi di Piantaggine (Plantago major, L.; Plantago media, L.; Plantago lanceolata, L. 1753), diffusamente utilizzata in passato per scopi alimentari e medicinali, la Carlina (Carlina acaulis, L.), il Cardo nano (Cirsium acaule, (L) Scop.) e la Calcatreppola (Eryngium campestre, L.). Con l'avvento della stagione autunnale infine vi fanno la comparsa l'Achillea (Achillea millefolium, L.), il Falso zafferano (Crocus medius, Balbis) e la Treccia di dama (Spiranthes spiralis, L. Chevall.), l'orchidea più tarda dell'area mediterranea.

Orchidea aurelia

Ofride scura.

Fiore ragno.

Margherita con Galatea.

Garofanino.

Cupidone azzurro.

Fior del cuculo.

Piantaggine pelosa.

Poantaggine maggiore.

Carlina.

Calcatreppola.

Achillea.

Falso zafferano.

Treccia di dama.

.....Il sottobosco, nella aree dove imperano la Roverella, il Pino d'Aleppo e il Carpino nero, si presenta generalmente spoglio, con una rada vegetazione erbacea; non mancano peraltro aree invase dal il Rovo e dalla Coriaria (Coriaria myrtifolia, L.), che vi creano intricati inviluppi difficili da violare. In questi ambienti apparentemente inospitali si possono scoprire altre specie di orchidee, quali l'elegante Cefalantera bianca (Cephalantera longifolia, Fritsch), la più esile e meno appariscente congenere Cefalantera giallognola (Cephalantera damasonium, Druce), l'Orchidea purpurea (Orchis purpurea, Hudson), l'Orchidea screziata (Orchis tridentata, Scopoli), la Manina rosa (Gymnadenia conopsea, Brown) e il Fior legna (Limodorum abortivum, Swartz). L'ultima è una pianticella saprofita, priva di clorofilla, che trae gli elementi necessari per il suo sostentamento da materiali vegetali in putrefazione o dalla decomposizione dei resti di minuscoli esseri viventi presenti nel terreno; contrariamente a quanto potrebbero far pensare la sua natura e il nome volgare, essa presenta dei bei fiori, piuttosto grandi, colorati di violetto vivo con venature giallastre. Altra orchidea saprofita presente nelle nostre valli è il Nido d'uccello (Neottia nidus-avis, Richard); questa però ha una spiga fiorale poco appariscente, quasi incolore, e predilige gli angoli più nascosti e ombrosi.
.....Una presenza del tutto particolare, che non si può fare a meno di notare, per la sua vistosa fioritura che in primavera svetta su tutte le altre e la fa notare in lontananza, è quella del Ciliegio selvatico (Prunus Avium, L.), presente con esemplari isolati o piccole colonie sia nei boschi che nei prati; una concentrazione più rilevante, sia per il numero degli esemplari che per la loro grandezza, si trova ai piedi della falda orientale del monte Ceresa, che non a caso porta questo nome.
.....Infine alle quote più alte si possono fare delle sorprendenti scoperte di essenze che non è possibile incontrare altrove a così breve distanza dal litorale marino; tali sono la Primula odorosa (Primula veris, L.), che popola i versanti non esposti all'irradiazione solare diretta, l'Erba Trinità o Anemone epatica, (Hepatica nobilis, Miller), presente in piccole quanto dense colonie in siti specifici caratterizzati da una buona umidità, la Scilla della Riviera (Scilla italica, L.), un endemismo ligure-provenzale colorata d'un bel turchino, non facile da trovare perché predilige ambienti poco esposti, ma pure presente in buona parte del territorio, la più tarda Scilla autunnale (Scilla autunnalis, L.), che si distingue dalla congenere italica soprattutto per le decise tonalità rosa-violacee, e il Dente di cane (Erythronium dens-canis, L. 1753), questo però visto soltanto sul versante settentrionale del Pizzo d'Evigno, quasi alla sommità.

Coriaria.

Cefalantera bianca.

Cefalantera giallognola.

Orchidea purpurea.

Orchidea screziata.

Manina rosa.

Fior legna.

Nido d'uccello.

Ciliegio selvatico.

Primula odorosa.

Anemone epatica.

Scilla della Riviera.

Dente di cane.

L'ASSETTO VEGETAZIONALE E LA FLORA
SPONTANEA DI UN ANGOLO DI RIVIERA.

....vai a:
1. Generalità, il clima, l'assetto territoriale.
2. I prati e i boschi.
3. La macchia e la gariga.
4. La "florula degli uliveti".
5. L'ambiente fluviale e il litorale.

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