Centro Studi Ponentini


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Le diocesi del Ponente Ligure

Storia

Pubblicato il 7 marzo 2009


LE DIOCESI DEL PONENTE LIGURE


Brevi note sulle origini e sull'evoluzione delle giurisdizioni
delle diocesi di Savona, Noli, Albenga e Ventimiglia.


.....Le diocesi. del. Ponente. Ligure rappresentano. nel. contesto. storico. geopolitico locale, inteso nell'accezione più ampia dell'espressione, le strutture territoriali più longeve in assoluto, testimoni e spesso partecipi a titolo principale degli eventi che ne hanno segnato la storia. In forza di ciò esse possono vantare una ricchezza di memorie e di valori tale che nessun'altra istituzione operante in ambiti territoriali similari può pareggiare.
.....Alle origini esse paiono aver modellato i loro spazi di influenza sull'esempio delle circoscrizioni laiche preesistenti, ricalcandone le demarcazioni, salvo modesti scostamenti. Si tratta di un processo evolutivo spontaneo, indotto dall'esistenza di legami sociali consolidati e del senso di coesione derivanti dall'appartenenza ad una stessa comunità e ancor prima ad una stessa etnia. Così le diocesi di Savona, Albenga e Ventimiglia nel pieno medioevo hanno definito i propri spazi d'azione nell'ambito dei comitati ivi esistenti, a loro volta derivati dai corrispondenti municipia romani, già configurati sulle distinzioni territoriali precedentemente fissate dalle popolazioni indigene dei Sabazi, degli Ingauni e degli Intemeli.

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.....Una considerazione a parte è dovuta invece per. la .Diocesi di Noli, .una presenza minore, la cui esistenza non ha correlazioni con preesistenze giuri-sdizionali o demoetnoantropologiche significative. Essa infatti fu creata nel 1239 dal papa Gregorio IX, per ricompensare la "Quinta Repubblica Marinara" dei servizi resi alla Santa Sede, smembrandone il territorio dalla diocesi di Savona e unendola aeque principaliter alla Diocesi di Brugnato, ubicata quasi all'estremo opposto della Liguria. Sei anni più tardi, constatate le difficoltà del vescovo di gestire due territori così distanti, il genovese papa Innocenzo IV sciolse l'unione e la rese autonome, sebbene la Diocesi di Noli comprendesse soltanto una decina di parrocchie; per supplire alla scarsità delle rendite si provvide a trasferire alla sua mensa vescovile il monastero di Sant'Eugenio de Insula Liguriae (Isolotto di Bergeggi) e i relativi benefici, assegnando al vescovo il titolo di abate. Tale stato di cose rimase invariato per circa sei secoli, se si esclude il trasporto della "cattedra" vescovile dall'antica sede nella chiesa di San Paragorio alla nuova nella chiesa di San Pietro "dei pescatori", operata nel 1572 dal vescovo Leonardo Trucco, di origini dianesi. Poi, alla morte del discusso vescovo Benedetto Solari (13 aprile 1814), la sede restò vacante per cinque anni, fino a quando Pio VII ne nominò amministratore apostolico il vescovo di Savona Vincenzo Maria Maggiolo. Infine, dopo la scomparsa di quest'ultimo, il 25 novembre 1820, la diocesi di Noli fu nuovamente unita aeque principaliter a quella di Savona, che in tale occasione assunse ufficialmente la denominazione di Diocesi di Savona-Noli (Dioecesis Savonensis-Naulensis).

L'abside della chiesa di San Paragorio, antica cattedrale della diocesi di Noli.

La Cattedrale di N. S. Assunta di Savona.


.....Le origini delle diocesi di Savona, .Albenga e Ventimiglia .invece non .sono note. Secondo tradizioni prive di riscontri attendibili esse sarebbero sorte almeno in forma embrionale nei primi tempi della cristianizzazione della nostra terra, già nel primo e secondo secolo dell'era cristiana. Notizie certe che testimoniano della presenza di sedi vescovili però si hanno soltanto a partire dal V-VI secolo e si tratta di dati oltremodo concisi, che non forniscono indicazioni di sorta sull'organizzazione e l'estensione delle relative giurisdizioni.
.....Per quanto concerne la Diocesi di Savona inoltre rimane da stabilire se la sua erezione del X secolo, come continuazione dell'antica sede vescovile di Vado, debba essere considerata come tale o piuttosto come un ritorno ad uno status preesistente, del quale si hanno soltanto labili indizi, del tutto insufficienti per qualsiasi disquisizione in merito.
.....Il confine tra le Diocesi di Savona e di Albenga sembra che fosse fissato già dai primi tempi al torrente Pora. Lungo l'arco montano invece la seconda confinava con quella di Alba e più tardi, in seguito alla sua costituzione, con quella di Mondovì, com'è tutt'oggi.
.....Risulta più complessa invece la questione del confine tra le giurisdizioni diocesane di Albenga e Ventimiglia. In origine esso doveva coincidere con quello dei preesistenti municipia di Albingaunum e Albintimilium segnato dal torrente Armea, come talvolta si trova indicato. Peraltro è noto che già in pieno Medioevo la Diocesi di Albenga abbracciava un ampio territorio che includeva a ponente anche quello riconducibile all'antica plebs Matutiana, compreso tra il torrente Armea e la Madonna della Ruota, poco oltre l'attuale Ospedaletti. I documenti invece porrebbero il confine all'aqua Sancti Romuli, termine che però secondo alcuni non corrisponderebbe all'attuale torrente San Romolo, ma piuttosto ad un corso d'acqua di quel territorio posto alquanto più a ponente.
.....L'ampliamento della circoscrizione albenganese a discapito di quella ventimigliese dovette avvenire con avanzamenti graduali in tempi successivi. Sicuramente esso fu facilitato dall'autorità temporale esercitata dal vescovo di Genova sulla plebs Matuciana, attestata già prima del Mille, che determinò, in quanto a giurisdizione ecclesiastica, l'esistenza di una zona neutra. Ciò soprattutto in considerazione dello status della Diocesi di Ventimiglia, che era suffraganea dell'arcidiocesi di Milano; quella di Albenga invece era legata da pari dipendenza all'arcidiocesi di Genova e questo particolare rapporto dovette costituire un fattore determinante per l'estensione della propria influenza sull'area sanremese.
.....I rapporti tra la Mensa Vescovile di Albenga e la città di Sanremo rimasero molto stretti anche in tempi più recenti. E' del 1676 il lascito testamentario del sanremese Stefano Palmari col quale istituì erede universale la Mensa d'Albenga, imponendo però l'obbligo, tra gli altri, della residenza del vescovo in Sanremo per sei mesi ogni anno. Si trattò evidentemente di un tentativo di designazione di fatto della città di Sanremo a seconda sede vescovile, con pari dignità, quale presupposto per una possibile successiva elevazione a sede principale, magari accompagnata dalla confluenza delle diocesi di Albenga e Ventimiglia in un'unica struttura vescovile, per maggiore soddisfazione delle ambizioni dei Sanremesi.
.....Nei tempi successivi i vescovi accettarono di buon grado di risiedere in quella città nella stagione estiva, anche perchè ciò permetteva loro di sfuggire all'aria malsana e irrespirabile di Albenga, resa tale dalle acque stagnanti della foce del Centa e dalla canapa messa a macerare dai contadini nell'alveo del fiume. E capitò anche a qualcuno di trovarsi a concludere in quel luogo la sua esistenza, come fu per il vescovo Giorgio Spinola il 17 settembre 1714.

La Cattedrale di N. S. Assunta di Ventimiglia.

La Cattedrale di San Michele A. di Albenga.

Panfilio Vinzoni, Tipo della Diocesi di Ventimiglia, 1752.
(Clicca sull'immagine per ingrandirla)

Bernardo Raibado, Diocesi d'Albenga, 1627, Museo Diocesano di Albenga.

Bernardo Raibado (attr.), Diocesi di Albenga, 1627, Museo Diocesano di Albenga. (clicca sull'immagine per ingrandirla)

.....Nei decenni precedenti la Diocesi di Albenga aveva già dovuto subire decisi attentati alla sua integrità territoriale. Nel 1575 Emanuele Filiberto di Savoia aveva acquisito da Renata di Savoia-Lescaris i beni e i diritti che essa detenava nella Contea di Tenda e nelle Signorie del Maro, Prelà, Oneglia, Pornassio, Carpasio ed altri luoghi della Contea di Ventimiglia. L'anno seguente poi aveva acquistato da Gian Gerolamo Doria il territorio di Oneglia e della sua Valle. I Duchi di Savoia suoi successori non hanno mai accettato passivamente di vedere le proprie terre assoggettate all'autorità di mense vescovili ubicate in altri stati, in particolare in quello genovese. A più riprese, con pressanti iniziative e richieste avanzate alla Santa Sede di Roma, essi hanno aperato di ottenere la creazione di un vescovado di Oneglia, che comprendesse le parrocchie del luogo assoggettate alla loro autorità. Essi però hanno dovuto scontrarsi con la ferma opposizione dei vescovi di Albenga rafforzata dall'identico atteggiamento della Repubblica di Genova, che ha osteggiato quel progetto facendo valere l'autorità che i potenti cardinali genovesi potevano esercitare a Roma. Così i Duchi di Savoia non hanno mai avuto soddisfazione delle loro pretese ed hanno ottenuto invece, ma soltanto dopo laboriose trattative e comunque non continuativamente, che fosse nominato ad Oneglia un Vicario foraneo per trattare le cause dei loro sudditi, senza che essi fossero costretti a recarsi per tali pratiche ad Albenga, in territorio genovese.
.....Successive variazioni dei limiti diocesani nell'area ponentina sono intervenute a partire dalla fine del XVIII secolo, per le ripercussioni dei cambiamenti epocali che hanno interessato regioni ben più ampie; per quanto ci concerne essi hanno interessato in particolare la giurisdizione della Diocesi di Ventimiglia.
.....Questa si estendeva su un arco di territorio che a Ponente arrivava a comprendere Mentone (oggi Menton), Rocca Bruna (Roquebrune), Gorbio e Castiglione (Castillon), mentre dipendevano dalla Diocesi di Nizza i territori confinanti di Monaco, La Torbia (La Turbie) e Peglia (Peille). Sono due le vicende che ne hanno messo in forse l'integrità territoriale. La prima risale al tempo dello Scisma d'Occidente (1378-1417), quando si è verificata la compresenza di due vescovi investiti della Diocesi di Ventimiglia: quello nominato dal papa romano ha sempre mantenuto la cattedra a Ventimiglia, mentre quello investito dal papa di Avignone ha stabilito la sua residenza a Sospello (oggi Sospel). Appena ristabilità l'unità della Chiesa, anche la frattura originatasi nella diocesi è rientrata. La sede di Sospello comunque non è stata abbandonata del tutto, perché i vescovi successivi hanno frequentato quella località con una certa frequenza, trattenendovisi a volte per lunghi periodi, soprattutto nella stagione estiva. La seconda occasione in cui la Diocesi di Ventimiglia ha corso il rischio di essere menomata risale all'inizio del '600, quando era vescovo mons. Girolamo Curlo. Approfittando della sua assenza dalla diocesi, perché incaricato dal Papa di effettuare la visita apostolica alle diocesi della Corsica, il Duca di Savoia ha cercato attuare il suo disegno di dare corpo a un nuovo vescovado con sede a Sospello e giurisdizione sulle parrocchie della Diocesi di Ventimiglia soggette al suo dominio. La pratica era portata avanti con impegno da mons. Anastasio Germonio, arcivescovo di Tarantasia e ambasciatore ducale, con qualche speranza di esito positivo; ma la morte di mons. Curlo, occorsa il 13 novembre 1616 ad Aleria in Corsica, e, anche in questo caso, la ferma opposizione dei Cardinali genovesi presenti presso la Santa Sede, hanno portato alla pronta elezione del suo successore alla mensa di Ventimiglia nella persona del genovese Nicolò Spinola e la frustrazione dei propositi di smembramento del Duca di Savoia.
.....Nel 1797 la Diocesi di Ventimiglia è entrata a far parte della provincia ecclesiastica dell'Arcidiocesi di Genova, ma in quello stesso anno ha dovuto cedere le tre parrocchie del Principato di Monaco e le diciannove dello Stato del Re di Sardegna, mantenendo soltanto le quindici soggette alla Repubblica di Genova. Così ridotta essa ha rischiato la soppressione.
.....Il 5 aprile 1806 il nuovo stato di cose l'ha portata ad essere accorpata alla provincia ecclesiastica dell'Arcidiocesi di Aix. Poi durante la Restaurazione le parrocchie del Regno di Sardegna precedentemente scorporate sono state restituite alla sua giurisdizione. Quindi nel 1831 le è stato annesso anche il territorio compreso tra San Lorenzo al Mare e Sanremo col relativo entroterra, sottraendolo alla Mensa di Albenga. Infine nel 1887 le è stato riassegnato il territorio di Briga Marittima e di Tenda, staccato a tal fine dalla Diocesi di Cuneo, e sessant'anni più tardi, nel 1947, le sono stati sottratti invece il territorio del Comune di Tenda e i paesi di Briga (capoluogo) e Morignolo, che con il passaggio alla Francia sono stati uniti alla Diocesi di Nizza.
.....Ultima variazione è l'adozione il 3 luglio 1975 della denominazione attuale di Diocesi di Ventimiglia-Sanremo (Dioecesis Ventimiliensis-Sancti Romuli), con conseguente elevazione della Basilica Collegiata di San Siro di Sanremo a concattedrale. Questa novità è sopraggiunta nemmeno due anni dopo quella similare operata con atto del 1° dicembre 1973 dal vescovo Alessandro Piazza, che ha portato alla variazione della denominazione della circoscrizione vescovile confinante a levante in Diocesi di Albenga-Imperia (Dioecesis Albinganensis-Imperiae) e all'elevazione a concattedrale della Basilica Collegiata di San Maurizio di Imperia. Questi ultimi cambiamenti sono stati interpretati dai più come atti di autotutela dei rispettivi vescovi, allarmati dal diffondersi di insistenti voci sul possibile accorpamento delle due diocesi ponentine. I fatti però hanno dimostrato che ancora una volta si è trattato di aleatorie congetture e nulla più, almeno fino ad ora.


. . . . . . . . . . Giorgio Fedozzi


La Collegiata di San Giovanni Battista di Oneglia.

La Cattedrale di San Michele di Sospello.

La basilica collegiata di San Siro di Sanremo, oggi concattedrale della Diocesi di Ventimiglia-Sanremo.

Il Duomo di San Maurizio a Imperia Porto Maurizio,oggi concattedrale della Diocesi di Albenga-Imperia.


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